Il Monastero San Benedetto fu fondato l’11 ottobre 1892 con l’arrivo da Arras di alcune monache costrette all’esilio dai decreti di soppressione dei monasteri di Francia; dapprima prese vita in un appartamento a Porta Vittoria dove già abitavano tre monache di Seregno poi incorporate nella comunità di Arras. Nel 1895 la fondazione si stabilità nell’allora periferica zona di via Bellotti. La nascente comunità rispondeva a due diverse richieste: una dell’Arcivescovo di Milano, mons. Luigi Nazari di Calabiana, l’altra dell’abate di San Paolo fuori le Mura (Roma), dom Leopoldo Zelli. Si richiedeva alla nuova fondazione – che sarebbe divenuta autonoma nel 1913 – di svolgere anche un compito educativo.

La comunità monastica milanese fu coinvolta intensamente nelle vicende storiche dei decenni trascorsi; durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, la chiesa e gran parte del fabbricato del Monastero e della scuola furono distrutti. Le monache poterono salvarsi grazie al paterno interessamento del beato card. Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, benedettino, molto legato alla co munità di via Bellotti; egli, proprio alla vigilia del tragico bombardamento dell’agosto 1943, aveva predisposto lo sfollamento delle monache.

La famiglia monastica, che segue integralmente la Regola di San Benedetto, appartiene alla Confederazione dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, fondata a Parigi nel 1653 da madre Caterina Mectilde de’ Bar, monaca benedettina lorenese, profuga a Parigi per le vicende della guerra dei Trent’anni. Appartengono a questa Osservanza una federazione in Francia, una in Polonia, una in Germania, due in Olanda e una in Italia con monasteri situati in diverse regioni della Penisola.

La comunità vive la sintesi armoniosa tra la Regola di San Benedetto e il carisma dell’Adorazione perpetua in spirito di riparazione. Suo compito è la celebrazione solenne della liturgia e il culto della Parola di Dio nella lectio divina, espressione e anima dei rapporti fraterni di carità e di obbedienza resi definitivi dal voto di stabilità, caratteristico della Regola di San Benedetto in un costante impegno di conversione. Il segno particolare della maniera di vivere delle monache è la preghiera silenziosa di adorazione ininterrotta presso il tabernacolo, succedendosi a turno, accogliendo con un cuore assimilato a quello di Cristo, contemplato nella croce e nell’Eucarestia, le gioie e le angosce di tutti i fratelli e le sorelle del mondo. La missione di intercessione e di supplica per la conversione e la salvezza di tutti è vissuta anche offrendo a turno una giornata eucaristica in spirito di riparazione, confidando nell’inesauribile potenza redentrice del sacrificio di Cristo.

Ascolta l’ammenda


PREGHIERA DI M. MECTILDE DE BAR CHE SI RECITA AL TERMINE DELLA S.MESSA PER UNIRSI AL SACRIFICIO REDENTORE DI CRISTO

Ti Adoro, Verbo divino annientato, che hai assunto, con l’incarnazione, la condizione di peccatore, immolato nell’amore e nella giustizia alla santità divina.

Ti Adoro presente sotto le specie eucaristiche, o Vittima che espii i peccati del mondo, restituendo a Dio, il Padre tuo, la gloria che il peccato incessantemente gli sottrae.

Ti adoro, Gesù, Amore, presente fra noi, nell’atto in cui porti a compimento la tua offerta sull’altare in sacrificio di eterno, soave profumo alle tre divine persone della Santissima Trinità.

Tu sei l’Agnello immolato dall’origine del mondo e ti sei liberamente sacrificato sotto le specie del pane e del vino per entrare in me e fare di me una stessa ostia con te.

O Gesù, in unione a tutto ciò che - in questa preziosa ostia - sei per il Padre tuo, per la tua Chiesa e per me, mi restituisco a te, per essere resa uno stesso sacrificio d’amore e di giustizia alla santità di Dio.

La Vergine Maria è tradizionalmente amata e venerata come Madre e Abbadessa della famiglia monastica. Nella sua storia il Monastero realizzò, in obbedienza alla Chiesa, aggregazioni e fondazioni che fecero nascere una delle prime federazioni monastiche in Italia. Nel 1998 la Federazione di Milano e quella di Ghiffa (presenza nata nel 1980) si unirono in un’unica federazione italiana. Grande fu sempre l’affetto e la benevolenza del card. Ildefonso Schuster per le monache di via Bellotti, cui si faceva presente in ogni ricorrenza liturgica benedettina seguendo sempre e orientando la vita della comunità.

Nel 1939 egli volle che i venerati resti della Serva di Dio Caterina Brugora, monaca benedettina morta in odore di santità nel Monastero di Santa Margherita nel 1529, fossero traslati solennemente nel coro monastico di via Bellotti. Il 12 maggio 1996, giorno della beatificazione del card. Alfredo Ildefonso Schuster, la famiglia monastica aveva la gioia di ospitare la venerata salma dell’Arcivescovo che per ben due volte aveva consacrato la Chiesa del Monastero: nel 1929, proprio all’inizio del suo mandato in diocesi e nel 1953, dopo la ricostruzione, pochi mesi prima della morte, come ricordava il card. Carlo Maria Martini, celebrando il 17 maggio 1996 nella Chiesa del Monastero, la prima Eucaristia in onore del nuovo Beato prima della solenne traslazione in Duomo.

La famiglia monastica è anche segnata da un’altra memoria di santità: quella dei Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, genitori della Madre Priora Cecilia di Gesù.

Nel 1996 la comunità si vide costretta a chiudere l’istituzione scolastica a causa delle difficoltà di gestione. Si prosegue comunque l’impegno di servizio educativo in forme diverse, a servizio della comunità ecclesiale e civile, sia offrendo tempi di silenzio e di partecipazione alla preghiera liturgica, alla LECTIO DIVINA, alla formazione spirituale (RITIRI, SCUOLA DI PREGHIERA…) sia con l’organizzazione di corsi di CULTURA MONASTICA , di EBRAICO BIBLICO, di incontri di spiritualità (v. oltre). Il rapporto con i laici costituisce una sorgente feconda di scambio spirituale, culturale e di prezioso aiuto. Ha preso grande sviluppo l’OBLAZIONE SECOLARE.